300 firme per riqualificare il rifugio antiaereo dell’ex MOI

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I 308 cittadini torinesi, firmatari della petizione al Consiglio comunale presentata questa mattina durante un Diritto di Tribuna moderato dalla presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, chiedono all’Amministrazione di ristrutturare e valorizzare il rifugio antiaereo situato nell’area degli ex Mercati Generali nei pressi di piazza Galimberti, Borgo Filadelfia (Circoscrizione Otto). Nel dettagliare la proposta, i firmatari sottolineano l’importanza del valore storico che il rifugio rappresenta per il quartiere e insistono sulla necessità della sua conservazione quale testimonianza delle conseguenze provocate dalla Seconda guerra mondiale sulla popolazione civile nella nostra città. Nell’intenzione dei proponenti, l’intervento non dovrebbe limitarsi alla riqualificazione del rifugio, ma inserirsi in un progetto più ampio di creazione di un museo diffuso con un percorso storico nel quartiere che dovrebbe coinvolgere lo Stadio Filadelfia, con la prospettiva di trasferirci il Museo del Grande Torino, passando per l’ex Laboratorio del Chinino e arrivare, infine, al rifugio antiaereo e alle arcate dell’ex MOI, il mercato Ortofrutticolo all’ingrosso, dismesso nel 2001 in funzione olimpica. Giova ricordare che a Torino, tra il 1942 e il 1944, furono costruiti 45 rifugi. Quello di via Giordano Bruno, si sviluppava su tre gallerie larghe 4,3 metri a una profondità di 14 metri, con una lunghezza complessiva di circa 60 metri, altezza di 2 metri, pareti spesse 15 cm e nessuna finestra. In cemento armato, doveva resistere alle esplosioni delle bombe, all’onda d’urto e al crollo degli edifici soprastanti. Disponeva di quattro accessi e poteva ospitare fino a cinquemila persone. Aveva panche in legno lungo le pareti, bagni e impianti di illuminazione alimentati da corrente alternata o dinamo manuali. Indispensabili erano gli impianti di ventilazione e le uscite di sicurezza. L’ingresso era contrassegnato dalla lettera “R” dipinta di bianco, spesso accompagnata da una freccia.

Marcello Longhin