
Luogo di detenzione, di tortura e anche di morte. E’ la caserma Lamarmora, nota come la caserma di via Asti da quando, dopo l’8 settembre 1943 divenne il quartier generale dell’Ufficio Politico Investigativo (UPI) della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), creato con l’obiettivo di reprimere la lotta clandestina di oppositori politici, dissidenti, partigiani e antifascisti.
Le violenze messe in atto dal comandante della GNR, Giovanni Cabras, sono state rievocate, questa mattina, da parte di Boris Bellone, nel corso della cerimonia nella quale autorità civili e militari hanno reso omaggio alle decine di vittime, proprio nel luogo nel quale i prigionieri venivano condotti alla fucilazione.
“Oggi ricordiamo chi, in questo luogo, non aveva più una speranza personale, ha sottolineato il consigliere Luca Pidello, portando il saluto della Città e del Consiglio Comunale. Qui venivano vissuti gli ultimi momenti

di una vita terrena che si concludeva con un atto di Resistenza, alle torture alla volontà di piegare l’animo e di estorcere ancora qualche nome di persona da poter falcidiare. Tuttavia, ha aggiunto Pidello, la mancanza di speranza personale era però suffragata dalla speranza che qualcosa di nuovo potesse nascere, un mondo migliore per cui valesse la pena morire. Noi siamo qui a testimoniare che questo sacrificio è germogliato e all’interno di tutti i rappresentanti dell’arco costituzionale non possiamo far altro che onororarlo e continuarlo ad alimentarlo”.
Un “grazie ai partigiani per aver difeso la libertà” lo ha rivolto Alberto Preioni, sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte mentre Domenico Ravetti ha portato il saluto del Consiglio Regionale e del Comitato Resistenza e Costituzione che ha ricordato l’invito rivolto ai sindaci della Regione Piemonte a tenere aperti i Palazzi comunali il 27 aprile, due giorni dopo l’80° Anniversario della Liberazione, per testimoniare che i sindaci rappresentano elementi fondamentali della nostra democrazia e per testimoniare che le istituzioni rispettano i valori della Costituzione e della democrazia”.
Federico D’Agostino