
Aria di primavera alla GAM che, dopo l’inaugurazione di ieri pomeriggio, da oggi e fino ad ottobre, presenta al pubblico alcune nuove mostre realizzate con parte della sua #collezione permanente. Il nuovo #allestimento è dedicato alle #opere di Fausto Melotti “Lasciatemi divertire!”, e Alice Cattaneo “Dove lo spazio chiama il segno”, parte del programma voluto dalla nuova direttrice Chiara Bertola che sviluppa due diversi momenti nel corso dell’anno, definiti “Risonanze”. Quello che si apre oggi, si concentra sui temi di ritmo, struttura e segno integrando quello precedente, appena terminato, la prima risonanza: luce, colore, tempo. Come ha già spiegato Bertola, la programmazione della GAM sviluppata in questo modo, permette di esplorare temi specifici che offrono spunti per una riorganizzazione dinamica della Collezione e si traducono in mostre e progetti che si influenzano reciprocamente, creando un dialogo continuo. La mostra su Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986), curata da Chiara Bertola e Fabio Cafagna, in collaborazione con Fondazione Fausto Melotti e il contributo della Galleria Christian Stein, replica quella del 1972 che lo aveva celebrato con un’ampia retrospettiva. Quella odierna, si sviluppa in otto sezioni, ordinate secondo una progressione cronologica e tematica per mettere in risalto le costanti espressive dell’artista, attraverso una presentazione che tiene conto delle esposizioni ideate nel corso del tempo proprio da Melotti.
In totale, oltre centocinquanta opere, provenienti da collezioni pubbliche e private, che vanno ad arricchire quelle già conservata presso la GAM. La mostra dell’artista milanese Alice Cattaneo è, invece, curata da Giovanni Giacomo Paolin e occupa lo Spazio del Contemporaneo della GAM. Un’esposizione che racconta lo svilupparsi della ricerca di Cattaneo, attraverso vari momenti rappresentativi di una partitura dove ritmo, interruzione e cura accompagnano l’esperienza del pubblico durante la visita. Il titolo della mostra è ispirato da una conversazione fra l’artista e un maestro vetraio di Murano che, per spiegare come tagliare un determinato elemento per una sua opera, aveva suggerito di farlo “dove chiama il materiale”. “E’ sempre un’emozione entrare alla GAM” ha commentato la presidente della Commissione cultura Lorenza Patriarca, intervenuta all’inaugurazione di ieri pomeriggio in rappresentanza della Città. “L’edificio di Carlo Bassi e Goffredo Boschetti inaugurato nel 1959 dall’allora direttore Vittorio Viale, con sindaco Amedeo Peyron – ha proseguito Patriarca – è ammirato come uno dei primi esempi di architettura museale e, nonostante i pesanti interventi di messa in sicurezza degli anni ’90, oggi sta riacquistando il suo fascino grazie alla sapiente gestione e dalla capacità di visione della direttrice Chiara Bertola sostenuta dal Presidente della Fondazione Torino musei Massimo Broccio”. “Le mostre inaugurate oggi valorizzano pienamente tutti gli spazi ritrovati del museo e conducono il visitatore a scoprire le diverse sezioni espositive. Il percorso così articolato porta il visitatore a costruire naturalmente connessioni fra le opere e gli artisti ‘dando vita a intrecci che sono sia concettuali che visivi, immaginari ma anche tangibili … creando un’esperienza museale che si arricchisce di significato, generando una nuova visione della Collezione e del suo dialogo con il pubblico’ come raccontano le note dei curatori”.
Marcello Longhin