Ottanta anni fa la liberazione di Mauthausen

Il consigliere Claudio Cerrato ha aperto la cerimonia di ricorrenza degli 80 anni di liberazione del campo di Mauthausen

“La memoria è un cammino collettivo, che si costruisce nel tempo e si alimenta nel dialogo tra le generazioni”. Con queste parole il consigliere Claudio Cerrato ha introdotto, in Sala Rossa, la cerimonia per la Giornata della Memoria della Deportazione e dell’Internamento Militare e 80° Anniversario della Liberazione del campo di Mauthausen

Ricordando gli oltre 600.000 militari italiani che, dopo l’8 settembre 1943, scegliendo di non collaborare con il nazifascismo furono deportati nei lager tedeschi, Cerrato ha sottolineato il dovere di onorare le “vittime dei campi di concentramento, come Mauthausen, luogo di sofferenza e di disumanità indicibile, ma anche simbolo di resistenza, dignità e speranza”.

Nel ringraziare l’ANEI – Associazione Nazionale Ex Internati e l’ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti che mantengono vivo questo ricordo e lo tramandano alle nuove generazioni, ha evidenziato la necessità di non dimenticare perché “la memoria non è solo ricordo ma è responsabilità e consapevolezza. Ricordare significa scegliere da che parte stare, ogni giorno. Significa dire no all’indifferenza, no al razzismo, no all’intolleranza, no alla negazione della dignità umana. La libertà non è mai definitiva: va difesa, coltivata, tramandata. E la memoria è uno degli strumenti più potenti che abbiamo per farlo”.

Susanna Maruffi, Aned

Susanna Maruffi, intervenuta per l’Aned, si è interrogata, in assenza di testimonianze dirette, su “quanto possa contribuire la nostra testimonianza postuma alla causa che i nostri padri desideravano per una società di pace e di giustizia sociale, come affermato nel giuramento di Mauthausen, davanti ad una accelerazione del tempo e degli eventi e di una comunicazione dai contenuti talvolta sfrenati, con una ripresa così pervasiva di idee condannate dalla storia”. Tuttavia ritiene che la nostra società abbia introiettato i valori della dignità e del vivere solidale, il rispetto della vita, anche di quella altrui, valori che internati e deportati hanno sempre difeso, alla base della democrazia conquistata nel nostro Paese, seppure con le sue compiutezze.

Infine l’assessora Chiara Foglietta, in rappresentanza della Città, ha evidenziato come “oggi ci troviamo a rinnovare un impegno che non può e non deve esaurirsi nel solo ricordo. Il pericolo, oggi è l’assuefazione, perdere la capacità di indignarsi, abituarsi alla violenza. Il lavoro della memoria è un lavoro collettivo. La lotta per la libertà e la democrazia non è mai finita, il nostro compito è proseguire, anche quando è difficile e scomodo. Lo dobbiamo a chi è stato deportato e internato, a chi ha resistito, lo dobbiamo anche a noi stessi e alle generazioni che verranno”.

Federico D’Agostino