Una proposta per introdurre a Torino il divieto assoluto di nascondere il volto in luogo pubblico o spazi aperti al pubblico

Introdurre a Torino il divieto assoluto di nascondere il volto in luogo pubblico o spazi aperti al pubblico.

È quanto chiede una proposta di mozione (prima firmataria: Elena Maccanti – Lega) presentata nella seduta del 22 maggio 2025 delle Commissioni Diritti e pari opportunità e Contrasto ai fenomeni di intolleranza e razzismo, presieduta da Elena Apollonio (Alleanza dei Democratici – DemoS).

È necessario aprire una riflessione su questo tema – ha detto la proponente – che dipende da normative nazionali. La nostra non è una battaglia di discriminazione – ha precisato – ma è una questione che riguarda integrazione, libertà e uguaglianza, nel rispetto delle leggi del nostro Paese.

Nel dibattito in Commissione, Abdullahi Ahmed (PD), premettendo che vorrebbe venisse in Commissione una donna musulmana a raccontare la propria esperienza, ha auspicato una discussione seria e approfondita sul tema, coinvolgendo anche le diverse comunità per comprendere meglio i vari aspetti culturali e religiosi.

Claudio Cerrato (PD) ha ribadito che c’è una legge nazionale e non ha senso introdurre un divieto specifico a Torino, considerando che non si tratta di un’emergenza. C’è poi il tema – ha aggiunto – dell’auto-determinazione delle donne, che, nel rispetto della legge, devono poter scegliere in piena libertà come vestirsi: dalla minigonna al burqa. I cambiamenti culturali – ha concluso – non si possono imporre per legge.

Giuseppe Catizone (Lega) ha precisato che la discussione va fatta anche a livello locale. Siamo in uno Stato laico – ha quindi affermato – e le leggi vanno scritte in base all’interesse collettivo, non secondo le sensibilità e le culture delle varie comunità, e nei luoghi pubblici siamo tutti uguali.

Sara Diena (Sinistra Ecologista) ha condiviso l’intervento del capogruppo Cerrato e ha chiesto di non alimentare stereotipi sulle donne e di contrastare la visione patriarcale della società.

Per Luca Pidello (PD) non si tratta sicuramente di una questione che si può gestire con il daspo urbano.

Il tema dell’integrazione va gestito in maniera costruttiva e inclusiva, non strumentale come fa la proposta di mozione – ha affermato Tony Ledda (PD), auspicando l’avvio di un percorso serio di riflessione.

Ci sono realtà differenti da considerare – ha detto Pietro Abbruzzese (Torino Bellissima) – ma esiste un problema di sicurezza per cui si deve essere riconoscibili in pubblico.

Anche Pierino Crema (PD) ha detto di condividere l’intervento del consigliere Cerrato. Le norme esistono già – ha dichiarato – ed è eccessivo aggiungere un daspo urbano.

Ci sono trasformazioni culturali importanti in molti Paesi che vanno accompagnate – ha spiegato Alberto Saluzzo (PD) – e bisogna comprendere le fragilità delle persone, senza ricorrere a multe e daspo, per non vittimizzare due volte le donne, facilitando i percorsi di integrazione.

Lorenza Patriarca (PD) si è detta pienamente rappresentata dagli interventi fatti dai consiglieri Pd e contraria a interventi restrittivi e sanzionatori.

È importante discutere dell’argomento – ha sostenuto Silvio Viale (+Europa, Radicali Italiani) – perché si tratta di questioni che riguardano la convivenza e la laicità.

Il comandante della Polizia Municipale, Roberto Mangiardi, ha spiegato che la materia è coperta da riserva di legge assoluta, in base alla nostra Carta Costituzionale, e quindi, al di là del merito, il parere tecnico sulla mozione sarebbe negativo.

L’assessore alla Politiche Sociali, Jacopo Rosatelli, ha inviato una nota in cui non rileva la necessità di istituire divieti, che porterebbero a stigmatizzazioni e stereotipizzazioni.

Il documento è stato liberato per l’aula e sarà affrontato dal Consiglio Comunale.

Massimiliano Quirico