
Il mondo cooperativo svolge un ruolo insostituibile nel complesso sistema del welfare, e le sue criticità hanno potenziali ricadute sulla qualità dei servizi rivolti ai settori più fragili delle nostre comunità, a partire dalle persone anziane, con disabilità o in situazione di forte difficoltà. Una delegazione di Lega Coop, Confcooperative e AGCI è stata ricevuta in audizione dalle commissioni Lavoro e Servizi sociali, presiedute rispettivamente da Pierino Crema e Vincenzo Camarda, alla quale hanno preso parte anche la vicesindaca Michela Favaro e l’assessore Jacopo Rosatelli. L’applicazione del nuovo contratto di lavoro, con il permanere del sistema tariffario stabilito in precedenza, ha creato difficoltà alle cooperative, trovatesi stette tra la necessità di adeguare le retribuzioni di dipendenti e soci lavoratori (insostenibilmente erose dall’aumento del costo della vita) e l’obbligo di garantire i delicati servizi loro affidati. Una situazione che, hanno sostenuto i rappresentanti delle centrali cooperative, mette sul tavolo l’esigenza di adeguare le tariffe loro corrisposte dagli enti affidatari dei servizi.

Una notizia positiva è lo stanziamento da parte della Regione Piemonte – anche dietro intervento dei Comuni, Torino in primo luogo, rappresentati dall’ANCI – di 18 milioni di euro, provenienti dal Fondo Sociale Europeo: una boccata d’ossigeno accompagnata dall’istituzione di un osservatorio sul welfare.
Da parte del mondo della cooperazione, come hanno sottolineato i suoi rappresentanti, c’è però la richiesta di una riorganizzazione generale del sistema sociosanitario che contenga non soltanto il riconoscimento economico per chi ci lavora, ma anche un maggior riconoscimento della funzione sociale. Un nuovo modello di welfare che, è stato sottolineato, non potrà delinearsi se non attraverso il concorso di tutti, in specifico delle istituzioni e delle aziende sanitarie, della cooperazione, delle rappresentanze sindacali.
I rappresentanti della Città di Torino hanno garantito il massimo impegno, come è stato fatto nel riconoscere l’adeguamento tariffario per i servizi accreditati, affinché siano garantite qualità dei servizi e diritti dei lavoratori e lavoratrici, peraltro sempre più difficili da reperire, questi ultimi, per il settore sociosanitario. Fermo restando che i Comuni si muovono nell’ambito di un quadro normativo e di risorse economiche che non viene determinato dai Comuni stessi ma a livello di Regioni e Stato.
(C.R.)